IL MERCURIO NEGLI ALIMENTI

Articolo estratto da “ Natura e Benessere” F.N. Editrice S.r.l

Periodico trimestrale di medicine Complementari, Terapie Naturali, Alimentazione, Tecniche e Metodologie, Ecologia Ambientale e Termalismo

anno 3-  N. 5-  Aprile/Giugno 2002 (pagg.72-74)

 

Esistono in natura alcuni elementi non essenziali e talora tossici che sebbene non abbiano alcuna funzione nella struttura di un organismo, una volta introdotti possono competere nei legami chimici e concentrarsi in specifici tessuti. Tra questi il Mercurio.

 

Il Mercurio (Hg) è un metallo pesante, diffuso in tutta la crosta terrestre; si trova in natura sia allo stato libero, sia sotto forma di composti, il più importante dei quali è il cinabro, da cui lo si estrae industrialmente. Si stima che in media, il mercurio rilasciato nell’ambiente derivi per 80% da fonti naturali (erosione delle rocce, vaporizzazione, emissione dai vulcani) e per il 20% dall’attività industriale; questa percentuale purtroppo aumenta sensibilmente  in prossimità dei  impianti industriali che utilizzano il mercurio nel processo di produzione. L’abbondanza di questo metallo nell’ambiente è conseguenza dell’incauto uso che se ne fa per la produzione dei  più svariati materiali  come vernici, carta (antimuffa), plastica, materiale elettrico, termometri e barometri; è anche impiegato nei processi chimici (cloruro di sodio) nell’industria  bellica (miscele detonanti) e farmaceutica.

Attraverso le vie di contaminazione naturali (aria ed acqua) il mercurio viene assorbito nei tessuti; le concentrazioni dell’elemento e dei suoi derivati aumentano progressivamente dando luogo al  un fenomeno che negli animali può raggiungere livelli pericolosi, in particolare nei pesci (pesce spada, tonno e squaloidi). Più i pesci sono grandi e longevi maggiore sarà in essi l’accumulo di mercurio. Questi, infatti, rimangono la principale fonte alimentare di introduzione di mercurio nell’organismo umano, considerando che in essi la concentrazione può raggiungere i 5mg/kg, con una media di 0.2-0.5mg/kg, fino a un massimo di 40mg/kg di mercurio in aree molto contaminate.

Tra le piante, alcune specie sono più sensibili (leguminose, alberi da frutto) rispetto ad altre (graminacee, liliacee). Nei vegetali la protezione contro la tossicità del metallo avviene, almeno in parte, attraverso il controllo dell’assorbimento (gran parte rimane confinato nelle radici, solo una piccola parte giunge ai germogli e ai frutti); quelli che presentano un coefficiente maggiore di assorbimento sono sicuramente i funghi, i quali lo possono assimilare in grande quantità. Anche la zootecnia è coinvolta da casi di inquinamento negli alimenti utilizzati per gli animali allevati. Il latte e la carne sono alimenti che in buona parte vengono protetti dagli inquinanti grazie all’ azione di filtro che possiedono alcuni animali tramite meccanismi di barriera e di deposito in organi o tessuti che generalmente non sono utilizzati nell’alimentazione; minore protezione si ha invece nutrendosi di parti di organi filtro, come  rognoni (rene)o fegato. La Commissione Europea ha stabilito un limite massimo per contaminanti, tra i quali è compreso il mercurio, in 0.5 milligrammi per chilo di prodotto, tranne per alcuni pesci come spigola, rana pescatrice e palombo (1 milligrammo).

La  tossicità  del mercurio è conosciuta sin dai tempi dei Romani; le cronache di allora, infatti, già riferivano di come gli schiavi che lavoravano nelle miniere iniziassero a soffrire di difficoltà respiratoria, dolori addominali e stanchezza sin dal loro primo giorno di lavoro; in seguito sviluppavano altri sintomi tra i quali tremori e disturbi mentali: si trattava di ciò che oggi chiamiamo Idrargirismo (o Mercurialismo), malattia professionale diffusa tra i minatori.

In tempi recenti vere e proprie catastrofi ambientali sono state causate dall’inquinamento; ne ricordiamo due in particolare: la prima, intorno agli anni 50, il disastro di Minamata (Giappone) che si verificò quando grandi quantitativi di mercurio vennero scaricati nella Baia di Minamata da un insediamento produttivo; morirono 77 persone e 360  rimasero coinvolte dopo aver mangiato pesce  in rilevanti quantità (alimento principale nella cucina giapponese).

La seconda catastrofe ambientale avvenuta in Iraq negli anni Settanta, registrò  un avvelenamento collettivo causato da una partita di grano che, inviata in questo paese per essere destinata alla semina (quindi trattata con fungicidi) venne invece macinata e trasformata in pane; tra il febbraio e l’agosto del 1972 furono contate nei soli ospedali 6.530 ricoverati (tra cui 459 decessi). Nell’uomo la tossicità del mercurio si differenzia in rapporto alla formulazione chimica di assunzione, ma i principali organi bersaglio rimangono il sistema nervoso centrale, il fegato e i reni. La sua permeabilità placentare ha conseguenze tossiche che possono portare ad alterazioni dello sviluppo del cervelletto nel feto, a malformazioni ed aborti. Le donne in gravidanza, soprattutto, devono essere particolarmente protette poiché sperimentazioni internazionali, svolte in alcuni paesi dove l’alimentazione è prevalentemente ittica, hanno evidenziato un incremento delle carenze cognitive ed un aumento della pressione arteriosa in bambini di 7 anni che erano stati esposti, nel periodo prenatale, ad intossicazione attraverso la nutrizione materna. L’allarme è tale che la F.D.A (Food and Drug Administration) ha consigliato alle donne in gestazione di limitare il consumo di pesce ed in particolare di pece spada, tonno e affini. Nell’organismo umano il mercurio assunto con gli alimenti può essere assorbito fino al 90%; la sua eliminazione avviene prevalentemente attraverso le vie biliari ed anche, in misura ridotta, attraverso la saliva, le unghie ed i capelli. A questa già di per sé inquietante percentuale, va per altro aggiunta la quota derivante dalle otturazioni dentarie ,qualora queste siano formate da amalgama (vedi Natura e Benessere: Anno 2°, N.4, pagg 208-209).

  Fortunatamente, la dieta mediterranea protegge il nostro organismo grazie alla notevole quantità di fibre che la caratterizza: esse, infatti, funzionano da agenti che limitando l’assorbimento dell’ elemento introdotto.

In conclusione, oltre ad informarsi sulle condizioni ambientali del territorio dove si vive, l’attenzione ad alcune regole alimentari come evitare di mangiare più di due volte a settimana pesci di grosso taglio, ridurre il consumo di funghi di dubbia provenienza e  seguire una dieta ricca di fibre può  salvare il  nostro organismo da rischi probabilmente patologici e può permettere di migliorare la nostra qualità di vita perché, in fondo, l’uomo è il frutto della sua nutrizione…

Di Laura Solito

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